Paolo Albanese
Cómo disfrutar de la vida en un puente.
Come godersi la vita in un ponte.
"Vado a vivere sotto un ponte", così diciamo quando dal portafoglio esce solo una mosca impaurita e nient'altro. Significa che abbiamo perso tutto e che andremo a far vita da barboni. Ma a Rotterdam la frase potrebbe aver tutt'altro significato. Ho notato una gran vitalità nei pressi dei due ponti più famosi della città, il vecchio ponte ferroviario, ponte De Hef, e il ben conosciuto ponte di Erasmo. L'uno rappresenta il passato, non è più in uso, ma l'hanno lasciato lì. Perché? Perché a volte l'acciaio intrecciato abilmente, quasi una tessitura, una maglia o uno scheletro senza derma, creato per un'utilità, ha la sua bellezza. Torre Eiffel docet. Diceva un mio amico progettista meccanico "Capisci che un progetto meccanico va bene se ha anche una certa sua bellezza, anche fosse una semplice staffa". Ed è vero. Qui la gente ci vive, non ci scorre sopra e basta. Si godono lo skyline delle sponde della Mosa (non solo, perché se non sbaglio qui siamo in un'estuario da cui passano almeno altri due fiumi). Gli edifici non saranno come quelli della Grande Mela, ma, nel loro piccolo, se la cavano bene. Ok, mentre ci godiamo i colori del cielo, i traghetti, le acque e i ponti, ci beviamo un drink, magari serviti da una bella ragazza. Che dite?
Cómo disfrutar de la vida en un puente.



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